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Taccuino e penna stilografica

Il blog di Marco Marchegiani
- Psicologo e psicoterapeuta -

PROTEGGERE LA PROPRIA MENTE IN TEMPO DI COVID: COME EVITARE LA DEPRESSIONE DA LOCKDOWN

Aggiornamento: 27 dic 2023



I DANNI PSICOLOGICI DEL LOCKDOWN: DALLA DEPRIVAZIONE SOCIALE ALL'IMPOTENZA APPRESA.


È sempre più evidente l'impatto sulla salute mentale delle restrizioni sociali connesse ai lockdown (totali o parziali). Ammaniti, professore di psicopatologia dello sviluppo presso la facolta di Medicina e Psicologia dell'università di Roma, ha parlato di "sindrome di deprivazione sociale" in riferimento all'esperienza di bambini e adolescenti in questo periodo storico (1). Questa deprivazione sociale, tuttavia, influenza anche il mondo degli adulti.

Nei casi estremi, il disagio psicologico può condurre al suicidio o a tentativi di suicidio. Dopo i primi mesi di lockdown, da marzo a maggio del 2020, i ricoveri per tentato suicidio sono triplicati, come conseguenza di un "disastro umano di solitudine nascosto nella zona d'ombra del disastro Covid" (2). In questi giorni, in diverse città italiane, gli psichiatri riscontrano un forte aumento dei tentativi di suicidio tra bambini e adolescenti (3, 4). Secondo il dr. Stefano Vicari, primario al Bambin Gesù di Roma, "è anche a causa del Covid-19 e di questo periodo (con o senza lockdown) se sono aumentati atti autolesionistici e suicidari che hanno segnato una crescita di disturbi mentali sia nei ragazzi che nei bambini: irritabilità, ansia, sonno disturbato. [...] Nel 2011 abbiamo avuto 12 ricoveri per attività autolesionistica, a scopo suicidario e non, mentre nel 2020 oltre 300, quindi quasi uno al giorno”, aggiunge.E ancora: “C’è un altra fetta di giovani che si chiude sempre di più dentro casa, dentro la stanza, che trascorre ore ai videogiochi senza nessun interesse sociale. Che vivono l’inutilità della relazione e confinano sempre più questo mondo ai tablet o agli strumenti tecnologici" (5). Il dr. Vicari dichiara, infine: "mi dicono che si sentono inutili e soli. Che gli manca fare sport. Oppure andare a scuola".


Dal punto di vista psicologico, la pandemia e la limitazione della libertà collettiva generano, oltre a un aumento dell'ansia connessa alla salute e preoccupazioni per la stabilità economica, anche una deprivazione sociale e la frustrazione di altri bisogni umani fondamentali, come quello più generale della libertà espressiva del sè. Per la fase evolutiva che vivono, i bambini e i ragazzi sono particolarmente suscettibili ai danni psicologici causati da tale condizione di restrizione. Gli adulti, oltre ad avere una maggiore stabilità emotiva, in genere subiscono un minore isolamento sociale ed hanno bisogni relazionali meno pressanti dal punto di vista biologico-evoluzionistico. Per i ragazzi, infatti, la socialità e la sperimentazione relazionale sono bisogni imprescindibili, finalizzati all'acquisizione di abilità sociali e alla costituzione di rapporti di amicizia e relazioni sentimentali. Essi hanno bisogno di tali esperienze per "costruire" il loro sè individuale e relazionale.

Quando ci troviamo cronicamente impossibilitati a perseguire i nostri obiettivi, a soddisfare i bisogni, ad agire per realizzare i nostri desideri, viviamo tutti un senso di impotenza che si associa all'emergenza di uno stato depressivo. In questo senso, la depressione può essere intesa come reazione dell'organismo, finalizzata ad "acquietare" le energie che non trovano via di espressione, per ridurre la frustrazione derivante da uno stato di impotenza duratura. Tale stato depressivo può sfociare in disturbi caratterizzati da vissuti molto dolorosi e il suicidio può essere percepito, dalla mente logorata e stressata dell'individuo, come una via di fuga dal dolore emotivo. La condizione di impotenza che ho appena descritto è ben nota ed è stata sperimentalmente dismostrata negli studi sulla "learned helplessness" (impotenza appresa), condotti da Seligman (1967) (5). Quanto avviene negli ospedali psichiatrici è quindi la manifestazione estrema di una reazione collettiva del tutto prevedibile, caratterizzata in generale da abbassamento del tono dell'umore, ansia, noia, senso di vuoto e inutilità. Ognuno di noi dovrebbe prestare particolare attenzione a vissuti di questo tipo, per sviluppare il miglior adattamento possibile a questa innaturale condizione di isolamento e distanziamento. Ma come è possibile limitare i danni psicologici delle restrizioni connesse alle misure sanitarie per la gestione del COVID-19?



PRENDERSI CURA DELLA PROPRIA SALUTE EMOTIVA AI TEMPI DEL COVID-19.


Una protratta frustrazione dei bisogni umani fondamentali influisce senza dubbio sulla salute personale e collettiva. Tale frustrazione può condurre alla condizione di "impotenza appresa" sopra descritta, capace di generare vissuti e disturbi depressivi. Uno stato emotivo caratterizzato da un senso cronico di impotenza può condurre alla depressione. È pertanto fondamentale mantenere la nostra mente in uno stato di "potere, autoefficacia e proattività". Infatti, non è tanto la frustrazione dei bisogni a generare depressione, ma il vissuto di impotenza, cioè la sensazione che qualsiasi nostra azione si rivelerà inutile.


Alcune semplici indicazioni possono risultare efficaci per la maggior parte delle persone, per chi cioè non presenta una particolare vulnerabilità alla depressione:

  1. Considerare i nostri bisogni fisiologici, sociali e relazionali come condizioni che vanno soddisfatte per avere un corpo e una mente in salute. Essi sono i "doveri" che la Natura ci impone per accedere al benessere. Questo può aiutarci ad evitare sensi di colpa quando, pur rispettando le restrizioni in atto, sentiamo di violare le aspettative sociali se ci prendiamo cura del bisogno emergente.

  2. Prestare particolare attenzione ai bisogni che la "nuova normalità" mette più a rischio: movimento fisico, contatto sociale, esplorazione, libertà espressiva. Si tratta di aspetti essenziali per la salute umana.

  3. Mantenere un atteggiamento proattivo, costruendo nuove routine che generino vie di espressione alternativa delle diverse parti di sè. Ad esempio, la motivazione esplorativa può essere dirottata verso la lettura, corsi online, passeggiate in quartieri poco conosciuti. Il bisogno di movimento può essere soddisfatto impostando un piano personalizzato di ginnastica e corsa (da preferire le attività all'aperto). Al bisogno relazionale va riservato un ruolo di primo piano nella nostra nuova routine. Pur rispettando le limitazioni imposte dalle autorità, occorre tenere ben presente che la nostra mente si è strutturata nel corso dell'evoluzione in contesti sociali dove gli incontri con i membri del gruppo erano costanti, non solo "frequenti". Creare frequenti occasioni di incontro con amici e familiari è il pù efficiente antidoto di cui disponiamo contro la depressione da lockdown. E questo vale, in particolar modo, per bambini e ragazzi. È essenziale trovare occasione di gioco per i nostri bambini, e stimolare i nostri ragazzi per mantenerli attivi. Mantenere il più possibile le loro (e le nostre) relazioni amicali è il modo migliore di prenderci cura della loro salute e del loro sviluppo psicoaffettivo.

  4. Monitorare il proprio umore. Se ci accorgiamo che ci stiamo lentamente "spegnendo", questo può significare che stiamo vivendo in una condizione di lieve ma costante frustrazione dei nostri bisogni, che ci avvicina alla zona di "impotenza appresa". Urge una scossa alla nostra giornata tipo. Pianificare qualcosa di piacevole, e ricordarsi di realizzarlo, sarà nella maggior parte dei casi la migliore via d'uscita dall'ingresso del tunnel della depressione.

Prese nel loro insieme, queste indicazioni sembrano riflessioni dettate semplicemente dal buon senso. In effetti, è di questo che si tratta. È proprio del buon senso che abbiamo bisogno per mantenerci in salute di fronte a condizioni sociali così innaturali e la cosa essenziale è radicarsi in questa prospettiva esistenziale "naturale", evoluzionistica, per garantire ogni giorno un "rifornimento adeguato" ai nostri comuni bisogni umani.




FONTI




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