L'ADOLESCENTE: NE' BAMBINO, NE' ADULTO. "Adolescere" significa in latino "crescere". Si dice spesso, a torto, che l'adolescente è allo stesso tempo un bambino ed un adulto: in realtà, egli non è più un bambino e non è ancora un adulto. Comprendere questo periodo transitorio, in cui uno sconvolgimento psichico e somatico si riordina a poco a poco, è impresa ardua. Tuttavia, comprendere è necessario e indispensabile, soprattutto per i genitori, che vedono il proprio bambino cambiare senza capire cosa stia vivendo e come aiutarlo a crescere sano e sereno; ma anche per gli insegnanti, che si approcciano a un gran numero di ragazzi, che vivono in un mondo diverso da quello degli adulti e che possono spingere gli educatori a mettere in atto comportamenti che non rispecchiano i propri valori. Gli insegnanti, spesso, sono stressati dallo stile provocatorio, irriguardoso, infantile, a volte volgare, dei propri alunni.
Comprendere i vissuti del proprio figlio o dei propri studenti può aiutarci, come adulti, genitori e insegnanti, a modulare il nostro comportamento in modo proficuo, utile ad agevolare lo sviluppo dei ragazzi. Esistono situazioni, tuttavia, in cui l'esperienza adolescenziale sembra sopraffare il ragazzo, lo mette in seria difficoltà, come se non riuscisse ad elaborare i complessi e numerosi cambiamenti che la vita gli pone innanzi. In questi casi, come adulti, siamo chiamati a scegliere per i nostri ragazzi gli strumenti migliori e più utili per consentire loro di riprendere il cammino verso l'età adulta in modo sereno e fluido. Sta a noi fornire loro gli strumenti più utili a superare gli ostacoli che li stanno mettendo in difficoltà.
La complessità del periodo adolescenziale è tale che tale fase dello sviluppo è stata studiata da numerose prospettive, ognuna capace di mettere in luce alcuni aspetti fondamentali. In particolare, esistono 4 modelli particolarmente utili alla comprensione dell’adolescenza e dell’adolescente.
Il modello fisiologico, che sottolinea la crisi puberale e le modificazioni somatiche conseguenti, l'emergere della maturità genitale e le tensioni che ne derivano.
Il modello cognitivo, che approfondisce le modificazioni della funzione cognitiva e della capacità intellettiva.
Il modello sociologico, che valorizza il ruolo svolto dall'ambiente sull'evoluzione dell'adolescente.
Il modello psicoanalitico, che dà conto dei rimodellamenti della personalità causati dai processi di identificazione, dalle vicende edipiche e dall'integrazione nella personalità della pulsione genitale.
In questo articolo, presenteremo i primi tre modelli, mentre l'approccio psicoanalitico merita ulteriori approfondimenti, sia per la vastità dei temi che affronta che per la complessità che lo caratterizza. L’ADOLESCENZA SECONDO LA PROSPETTIVA SOCIOLOGICA.
I sociologi studiano l'adolescenza da due punti di vista: come periodo di inserimento nella vita sociale adulta e come gruppo sociale con caratteristiche socioculturali particolari. In questo senso, l'adolescenza sarà diversa a seconda delle epoche, della cultura, degli ambienti sociali. L'adolescenza, dunque, non è un fenomeno universale ed omogeneo.
Dal punto di vista storico, il passaggio del bambino alla condizione di adulto ha assunto caratteristiche diverse nelle varie epoche e culture: i bambini potevano diventare improvvisamente uomini, oppure potevano dover aspettare fino ai 30 anni. Nelle società primitive, riti di iniziazione e prove di coraggio segnavano in modo manifesto tale passaggio. Secondo molti, l'adolescenza per come la conosciamo noi è un fenomeno recente.
Da un punto di vista culturale, Mead sostiene che l'adolescenza sia correlata con il grado di complessità della società: più la società è complessa, più l'adolescenza è lunga e conflittuale. Secondo Bruner, la società attuale ha creato per la prima volta uno spazio per la generazione intermedia, che ha ora il potere di proporre modelli di nuove forme di comportamento, di nuovi stili meglio adattati ai cambiamenti sociali.
Secondo una prospettiva sociale, l'adolescenza è, da un punto di vista quantitativo, un gruppo sociale importante. La nuova organizzazione sociale è maggiormente definita in classi di età, rispetto alla precedente che enfatizzava le classi sociali. Così, la “banda” diviene per i ragazzi il mezzo con cui i trvoare nuova identificazione, protezione, esaltazione e ruolo sociale. LO SVILUPPO FISIOLOGICO DELL’ADOLESCENZA.
La differenziazione sessuale puberale è il risultato di una reazione a catena di tipo ormonale. Mediamente questo sviluppo si presenta tra i 10 anni e mezzo e gli 11 anni per le ragazze, tra i 12 anni e mezzo e i 13 nei maschi. Nella femmina, lo sviluppo puberale si conclude fisiologicamente con il primo ciclo mestruale, intorno ai 12-13 anni. Nel maschio, esso inizia con l'aumento del volume dei testicoli a 11 anni. La prima eiaculazione cosciente è il segno che porta a compimento, simbolicamente, la pubertà, verso i 15 anni. Le variazioni cronologiche. Le variazioni individuali (8-14 anni nelle ragazze; 10-16 nei maschi) sono solo dati statistici che consentono di parlare di anticipo o ritardo. Le variazioni collettive, invece, si sono manifestate con un progressivo anticipo della pubertà: fino a qualche secolo fa, lo sviluppo puberale era molto più tardivo e veniva praticamente a coincidere con l'entrata nella vita professionale. Ad esempio, la data dei primi flussi mestruali è passata dai 17 ai 13 anni in Norvegia.
Ciò ha fatto sì che la maturazione sessuale compaia in un periodo della vita ancora soggetto a repressione sociale, provocando problemi di costume e culturali. Si può dire che l'evoluzione fisiologica prende in contropiede l'evoluzione sociale, il che porta ad un'estensione all'estremo del periodo dell'adolescenza. Tra le cause più probabili di questo anticipo della pubertà, vi sono l'assunzione di ormoni tramite il cibo e la sessualizzazione della società occidentale, che espone i bambini a una grande quantità di messaggi e contenuti sessuali attraverso i mass media. LO SVILUPPO COGNITIVO NELL’ADOLESCENTE.
Lo sviluppo cognitivo.
L'adolescenza comporta uno sconvolgimento nelle strutture cognitive di importanza almeno pari a quello delle trasformazioni puberali. L“intelligenza”, nel senso più ampio del termine, è un prerequisito fondamentale affinchè l'adolescente possa integrare le modificazioni somatiche, affettive e relazionali che si verificano in questo periodo della vita. Piaget, che si è occupato di come gli individui giungono alla soluzione di problemi tramite ragionamenti logici, ha infatti descritto la comparsa di una nuova forma di intelligenza durante l'adolescenza: l'intelligenza operativa formale, che ha esordio a 12-13 anni.
In questa fase, definita fase delle operazioni formali, il pensiero dell'adolescente presenta nuove capacità rispetto a quello infantile:
Può riguardare fatti e cose non osservabili o non direttamente vissuti.
Può trascendere il presente e orientarsi verso situazioni diverse da quella attuale.
È di natura ipotetico-deduttiva. Ciò significa che è in grado di fare ipotesi e di trarre successive deduzioni. L'adolescente è in grado di fare ragionamenti del tipo "se- allora".
Diventa sperimentale: l'adolescente, cioè, può trarre conseguenze da presupposizioni, verificare tali conclusioni nella realtà e, a seconda dei risultati di tali verifiche, può mantenere o modificare i propri punti di partenza.
Compare l'autoriflessione, cioè il pensare su se stessi.
È possibile esaminare l'insieme dei casi possibili e considerare la realtà come un semplice caso particolare.
Queste acquisizioni cognitive conducono a un cambiamento degli interessi: i ragazzi possono interessarsi a problemi mondiali, come l'inquinamento, la guerra, il razzismo, e possono pensare attivamente a come risolverli. L'adolescente diventa in grado di pensare a concetti come la libertà, la dignità umana e l'amore.
L'egocentrismo cognitivo.
Le capacità sopra descritte non sono raggiunte tutte in una volta. Esiste un processo di cambiamento graduale che porterà l'adolescente a padroneggiare adeguatamente e stabilmente l'intelligenza operativa formale. L'inizio di ogni nuova fase dello sviluppo, infatti, si accompagna a una forma di egocentrismo cognitivo. “Egocentrismo” significa che l'individuo, nell'interazione con il proprio ambiente, non riesce sufficientemente a collocarsi nella prospettiva dell'altro. Si potrebbe dire che la persona sperimenta nuove forme di pensiero, ma non riesce ancora a gestirle in modo flessibile.
L'egocentrismo cognitivo dell'adolescente si caratterizza per tre aspetti:
Come forma ingenua di idealismo, cioè sopravvalutando le conseguenze del proprio pensiero e sottovalutando le obiezioni oggettive ad esso possibili.
Come ragionamenti del tipo bianco/nero. L'adolescente che pensa in modo ipotetico-deduttivo riesce inizialmente a pensare solo per categorie assolute, che conducono spesso a soluzioni molto radicali, inefficaci agli occhi degli adulti.
Come difficoltà di includere nelle proprie riflessioni i pensieri degli altri. Così, l'adolescente è convinto che gli altri pensino di lui le stesse cose che pensa lui stesso, o che dedichino al suo aspetto o comportamento la stessa attenzione che vi dedica lui. Per questo, l'adolescente si sente sempre osservato, ha un "pubblico immaginario". Così, egli si chiede che cosa gli altri pensino di lui e si vergogna spesso.
Un fattore essenziale per superare l'egocentrismo cognitivo e sviluppare le proprie capacità sociali è dato dall'acquisizione della capacità di comprendere il punto di vista dell'altro e di dialogare con lui per scambiare le rispettive visioni del mondo. Con l'aumento dell'autoconsapevolezza, aumenta la sensibilità alla dimensione a volte conflittuale dei propri sentimenti e la capacità di controllare il proprio comportamento. L'amicizia si arricchisce della possibilità di condividere i sentimenti e di sostenersi reciprocamente. Si parla a lungo dei problemi. Il gruppo dei pari è, in questo senso, un laboratorio naturale per la maturazione cognitiva, emotiva e sociale dell'adolescente.
Lo sviluppo morale.
Lo sviluppo cognitivo influenza anche lo sviluppo morale. L'adolescente diventa sempre più consapevole degli interrogativi morali ed è in grado di riflettere su di essi in modo più accurato ed obiettivo. Egli riflette su cosa è giusto e cosa è sbagliato e sui significati della giustizia sociale. Riflettere sulle questioni morali aiuta il giovane ad orientarsi sui valori basilari.
Una serie di ricerche condotte su bambini e giovani, messi a confronto con svariati dilemmi morali, è giunta all’individuazione di 3 livelli nello sviluppo del pensiero morale. Un esempio dei dilemmi posti ai ragazzi e il dilemma di Heinz:
"In Europa vi era una donna gravemente malata, che soffriva di una forma di cancro. Vi era una medicina in grado di curarla. Tale medicina era stata appena scoperta da un farmacista della città in cui la donna viveva. Questo farmacista chiedeva una somma enorme per la medicina. Heinz, il marito della donna malata, si fece prestare dei soldi, ma riuscì a mettere insieme solo la metà della somma necessaria. Egli disse dunque al farmacista che la propria donna era moribonda e chiese uno sconto, oppure di poter pagare metà subito e l’altra metà più tardi. Ma il farmacista rispose: “No, io ho inventato questa medicina e voglio guadagnarci il più possibile”. Heinz, disperato, rubò infine la medicina per la moglie."
I soggetti devono stabilire se, secondo loro, il furto della medicina sia giusto oppure no. I dilemmi sono costruiti in modo da costringere il soggetto a scegliere tra due valori che entrano in conflitto: in questo caso "non rubare" contro "salvare una vita".
Ecco i tre livelli di giudizio morale riscontrati dalle ricerche:
Livello preconvenzionale. Si osserva soprattutto nell'infanzia. L'individuo si comporta secondo le regole vigenti su ciò che si può fare o non si può fare, tenendo conto soprattutto delle punizioni e delle ricompense legate al seguire le regole. Si tratta di un orientamento punizione-obbedienza, con disposizione egocentrico-individualista.
Livello convenzionale. È tipico della prima adolescenza. Nella formulazione di un giudizio morale, si parte dalle regole e dalle attese vigenti in famiglia, nel gruppo dei pari o nella cultura. Il comportamento giusto è quello che si aspetta da te chi ti è vicino. Abbiamo un orientamento verso i valori condivisi in una determinata società.
Livello postconvenzionale. Emerge nella tarda adolescenza e si caratterizza per l'evolversi di principi morali autonomi, validi indipendentemente dalle relazioni personali o dagli usi del gruppo di appartenenza. Quando legge e principi si scontrano, bisogna agire secondo i principi. Si raggiunge la comprensione dei conflitti possibili tra regole etiche e giuridiche e un orientamento in base a principi etici universali.
Lo sviluppo dei principi morali è un processo che viene stimolato dalla possibilità di svolgere ruoli diversi nella società, perché questo rende capaci di giudicare da più punti di vista le situazioni sociali e i quesiti morali. Allo stesso modo, è cruciale l'esperienza nelle relazioni e lo sviluppo della capacità di mettersi nei panni dell'altro e di riuscire a vedere e sentire il mondo dal suo punto di vista (capacità di empatia).