Molti pazienti si trovano a convivere con sintomi fisici persistenti, spesso invalidanti, per i quali non viene identificata una causa medica chiara, nonostante numerosi accertamenti. Questa condizione, nota come sintomi fisici inspiegabili (MUS) o sintomi fisici persistenti (PPS), rappresenta una sfida non solo clinica, ma anche umana: i pazienti si sentono spesso disorientati, non creduti, e talvolta etichettati in modo riduttivo.
Per questi pazienti e i loro sintomi è stata sviluppata dapprima l’etichetta MUS (sintomi medici inspiegabili) e, successivamente, la dizione PPS (sintomi fisici persistenti). Rientrano in questo elenco sintomi molto comuni, quali
Se anche tu fai esperienza di questi sintomi, ora sai che non sei il solo ( puoi effettuare il test per la loro valutazione cliccando qui ). Queste condizioni sono estremamente comuni e rappresentano una sfida per la medicina moderna. Fortunatamente, stanno emergendo alcune possibili spiegazioni che
La persistenza di sintomi fisici inspiegabili conduce spesso a indagini diagnostiche ripetute che si rivelano improduttive. Anche le etichette diagnostiche sono spesso imprecise e variano a seconda della specializzazione del clinico: questi disturbi possono essere diagnosticati come funzionali, somatici, dissociativi, di conversione; oppure i sintomi possono essere inquadrati come sindrome dell’intestino irritabile, fibromialgia, disturbo neurologico funzionale.
L’interconnessione tra salute fisica e mentale è molto evidente nei PSS. I sintomi fisici inspiegabili possono infatti coesistere con i disturbi mentali. Ansia e depressione sono presenti in circa il 50% dei pazienti con PPS. Questa coesistenza può essere sia causa che conseguenza dei sintomi, oppure derivare da una comune origine eziologica.
Numerose evidenze suggeriscono un importante coinvolgimento delle alterazioni del sistema nervoso autonomo e dell’infiammazione cronica silente nella genesi e nel mantenimento dei PPS. Spesso, in sede diagnostica, vengono trascurate le indagini circa la presenza di condizioni come il diabete, la celiachia, le patologie tiroidee e le condizioni infiammatorie in genere. I sintomi resterebbero quindi senza spiegazione solo perchè le indagini sono incomplete. In un’ottica PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologica) , l’insieme di questi sintomi, all’apparenza eterogenei, può trovare una spiegazione comune proprio nell’infiammazione cellulare silente, un tipo di infiammazione cronica che rimane sotto soglia per lunghi periodi, fino alla manifestazione sintomatologica.
Lo stress può essere fisiologico o psicologico. Lo stress fisiologico può essere la conseguenza di infezioni virali, batteriche, fungine, parassitarie, traumatiche e tutto ciò, al pari dello stress più specificatamente psicologico, produce una cascata di eventi neuroendocrini, immunitari e metabolici che possono farci ammalare, se lo stress diventa cronico.
Lo stress cronico produce acidificazione tissutale, aumento dei radicali liberi, intossicazione, infiammazione, riduzione delle capacità dell’organismo di mantenimento e pulizia e, in ultima analisi, intossicazione della matrice connettivale. Tutti i sintomi precedentemente elencati, che rientrano nella descrizione dei sintomi inspiegabili, sono in realtà la diretta conseguenza di questo processo infiammatorio. Anche l’ansia, la depressione e gli altri sintomi neurovegetativi sono connessi con gli stati infiammatori cronici. Lo stress psicologico può infatti essere sia causa che conseguenza dell’infiammazione, in un circolo vizioso che si autoalimenta peggiorando costantemente il quadro sintomatologico.
La letteratura scientifica si sta muovendo per aiutare i medici a considerare i PPS come problemi reali, accogliere il paziente nelle sue difficoltà, escludere in modo più accurato la presenza di patologie organiche. Ai pazienti, viene indicato come gestire le attività quotidiane, viene consigliata una buona routine per il sonno e di richiedere un supporto psicologico per ansia e depressione.
I sintomi fisici persistenti rappresentano una condizione diffusa, spesso fonte di frustrazione sia per chi ne soffre sia per chi si occupa della diagnosi e del trattamento. Riconoscere che questi sintomi sono reali, validi e meritevoli di attenzione è il primo passo per interrompere quel circolo vizioso di medicalizzazioni improduttive, senso di isolamento e mancato riconoscimento del disagio.
L’approccio psicosomatico PNEI offre una prospettiva innovativa e integrata, capace di mettere in relazione i diversi sistemi dell’organismo — nervoso, endocrino, immunitario — e di costruire percorsi di cura personalizzati, che tengano conto della complessità individuale.
Presso lo Studio di Psicologia Pro Homine, il Servizio di Psicosomatica PNEI nasce proprio con questo obiettivo: offrire uno spazio di ascolto qualificato e competente, dove mente e corpo possano essere considerati insieme, restituendo senso, dignità e possibilità di cura all’esperienza di chi soffre.
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