Essere in ansia per gran parte della giornata è una condizione sempre più comune nella nostra società. Molte persone sono disturbate da preoccupazioni eccessive e faticano a gestire le proprie reazioni emotive. Quando l’ansia diventa generalizzata, la qualità della nostra vita può risentirne grandemente. In questo articolo, impariamo a riconoscere il Disturbo d’Ansia Generalizzata e a capire come superarlo.
Ansia e paura sono reazioni naturali di fronte al pericolo. La paura è la risposta a una minaccia nel presente e ne facciamo esperienza quando ci sentiamo più deboli rispetto all’aggressore (reale o simbolico che sia). L’ansia, invece, ci segnala che la nostra mente prevede un pericolo nel futuro ed ha lo scopo di attivare le nostre risorse, ora, per fare in modo che la minaccia futura non si verifichi o che saremo in grado di affrontarla. Dal punto di vista fisiologico, la paura è più associata ad alterazioni del Sistema Nervoso Autonomo che ci preparano alla fuga o alla lotta, mentre l’ansia è più connessa a uno stato di tensione muscolare e vigilanza, finalizzati ad evitare o affrontare al meglio il pericolo futuro.
Avere paura e ansia, di fronte a situazioni realmente minacciose, è salutare e protettivo. Non averle, sarebbe dannoso. Per questo, mi preoccupo che i miei pazienti capiscano che provare ansia non equivale ad essere deboli o malati. La cosa più importante è che questi “segnali interiori” siano ben funzionanti, e ciò che fa la differenza è il contesto in cui proviamo ansia, la sua quantità e persistenza.
Il DSM V, il manuale diagnostico internazionale più utilizzato, considera “disturbi d’ansia” quelle condizioni che condividono caratteristiche di ansia e paura eccessive e i comportamenti disfunzionali che le persone utilizzano nel tentativo di gestire il disagio che ne deriva. I disturbi d’ansia, infatti, vengono differenziati tra loro in base al tipo di oggetto o situazioni che provocano ansia o paura, oppure in base ai comportamenti e ai pensieri associati. La prima cosa che è importante capire, quindi, è che il DSM V è un manuale diagnostico basato sui sintomi, che poco dice riguardo alle cause del problema. È fondamentare capire questo per evitare di cercare la soluzione del problema in un elenco di sintomi, quando essa si trova nella comprensione delle cause del disturbo, a cui deve seguire la rimozione degli ostacoli (interni ed esterni) alla soddisfazione dei bisogni della persona.
“La caratteristica essenziale del disturbo di ansia generalizzata è la presenza di ansia e preoccupazione (attesa apprensiva) eccessive, relative a una quanità di eventi o attività. L’intensità, la durata o la frequenza dell’ansia e della preoccupazione sono eccessive rispetto alla reale probabilità o impatto dell’evento temuto” (1).
Un aspetto caratteristico del disturbo è la grande difficoltà ad accantonare le preoccupazioni, al punto da non riuscire a prestare la giusta attenzione alle attività che sta svolgendo. Se si tratta di una persona adulta, le preoccupazioni riguardano in genere le attività ordinarie, le responsabilità lavorative, le questioni economiche o familiari, la salute dei propri cari, gravi disgrazie o semplici ritardi. I bambini tendono a preoccuparsi troppo delle proprie capacità o della qualità dei compiti o di altre prestazioni.
Rispetto alle normali preoccupazioni, quelle che caratterizzano il disturbo d’ansia generalizzata sono più intense, eccessive, interferiscono con le cose da fare; sono più angoscianti, durano di più e si attivano frequentemente in assenza di reali fattori scatenanti (o meglio, i fattori scatenanti si mantengono spesso a livello inconscio, per cui la persona fatica a rintracciarli); infine, si tratta di preoccupazioni che si associano più spesso a sintomi fisici.
Dal punto di vista diagnostico, per avere un disturbo d’ansia generalizzata, la persona deve presentare le seguenti condizioni, cioè soddisfare questi criteri diagnostici:
deve sperimentare ansia e preoccupazioni eccessive, nella maggior parte dei giorni e per almeno 6 mesi;
deve avere difficoltà a controllare la preoccupazione;
la sua ansia e preoccupazione sono associate ai seguenti sintomi:
a. irrequietezza, tensione, sentire di avere “i nervi a fior di pelle”;
b. facile affaticamento;
c. difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria;
d. irritabilità;
e. tensione muscolare;
f. alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, oppure sonno inquieto e insoddisfacente).
I disturbi d’ansia sono molto diffusi nella nostra società. Il solo DAG presenta un rischio del 9%, il che significa che il 9% della popolazione ne soffrirà nel corso della vita. Questo dato è preoccupante, se si pensa alla salute media della nostra società, ma è in qualche modo rassicurante per chi ne soffre: si tratta di una condizione comune, farne esperienza non significa essere strani o diversi, ma può e deve essere uno stimolo per chiedere aiuto e superare le difficoltà.
Il DAG tende a cronicizzarsi e a fluttuare tra forme sindromiche e subsindromiche. Ciò significa che si alternano periodi con grande ansia e preoccupazione, che soddisfano i criteri diagnostici sopra riportati, a periodi in cui la persona, pur mantenendosi sofferente, si sente meno travolta dal disagio. Questo processo dura tutta la vita. I dati epidemiologici, quindi, ci indicano che, se non trattato, un disturbo d’ansia non si risolve da solo. La buona notizia è che disponiamo di interventi terapeutici molto efficaci e l’ansia cronica non deve essere il nostro destino, se non ci rassegniamo e decidiamo di agire per superarla.
Per questo motivo, se ti accorgi di essere costantemente in uno stato di tensione o di avere anche solo uno dei sintomi sopra riportati (quelli al punto C) per un periodo di tempo continuativo, non rimandare la questione e attivati per risolvere il problema. I dati epidemiologici sono chiari: l’ansia cronica tende a strutturarsi in una condizione che si mantiene per tutta la vita, se non interveniamo con le opportune terapie. Lo stress cronico genera un’infiammazione silenziosa che, quando diviene manifesta, porta con sè patologie importanti che è meglio prevenire perchè difficili da curare.
Trattare efficacemente un disturbo d’ansia generalizzata è possibile se si parte dalla comprensione delle sue origini. Le cause di un disturbo d’ansia sono molteplici e i fattori coinvolti nella sua genesi possono essere diversi:
aspetti costituzionali (per esempio, una elevata sensibilità emotiva alla nascita che rende la persona più reattiva a ogni stimolazione ambientale);
esperienze di vita (traumi, eventi stressanti precoci, esperienze minacciose ripetute);
stile di personalità (ad esempio, il perfezionismo incrementa i vissuti stressanti, mentre la passività ci impedisce di proteggerci, mantendoci in balia delle situazioni);
strategie che la persona ha sviluppato per gestire l’ansia (l’evitamento non aiuta a risolvere i problemi, mentre l’aggressività li raddoppia);
convinzioni nucleari su di sè, sugli altri e sul mondo (se ci sentiamo incapaci, per esempio, ogni incombenza diventa una minaccia per la nostra autostima e genera ansia);
alterazioni neuroendocrine prodotte dallo stress cronico (che causano danni biologici, rendendoci sempre più vulnerabili all’ansia).
sulle cause psicologiche;
sulle vulnerabilità temperamentali;
sul versante neurovegetativo e immunitario.
Tradizionalmente, si consiglia un approccio terapeutico che comprenda psicoterapia e psicofarmaci. Tuttavia, gli ansiolitici tradizionali, le benzodiazepine, oltre ad indurre tolleranza e dipendenza, causano importanti danni alla salute se assunti per periodi prolungati. Ad esempio, aumentano di oltre il 50% il rischio di sviluppare patologie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer (2). Per questo, ritengo molto fruttuoso rivolgersi ad alternative naturali ogni volta che ciò risulti possibile ed efficace. Integratori, nutraceutici, fitoterapici, psicobiotici, farmaci low dose, possono sostenere il lavoro psicoterapeutico, riparando le alterazioni neurovegetative indotte dallo stress cronico, senza ricorrere ai farmaci tradizionali, evitandone quindi gli effetti collaterali.
Una visione PNEI consente la strutturazione di un percorso integrato, capace di curare ogni aspetto della complessa architettura psicobiologica dell’essere umano. Impostare il trattamento dei disturbi d’ansia partendo dall’aspetto psicologico consente di lavorare il cuore del problema. Se la psicoterapia è la premessa indispensabile, ad essa possono affiancarsi interventi accessori quali: tecniche di rilassamento, meditazione mindfulness, EMDR, tecniche cognitivo comportamentali per la gestione dei conflitti, il sostegno delle competenze relazionali e molte altre.
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(1) “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali DSM-5”, Raffaello Cortina ed.
(2) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25208536/